Sempre più spesso i nuovi young adult, definiti distopici, vengono spacciati per i nuovi "Hunger games", salvo poi scoprire che con il libro della Collins non hanno nulla in comune. Una strategia di marketing, certo, ma non troppo riuscita. Chiedete ai lettori qual è il primo libro che viene loro in mente quando dite "distopico", specificate anche il target, ovvero young adult: cari editori, sappiate che non è "Hunger games" la prima risposta e, a dire il vero, nemmeno la seconda o la terza.Tutto questo per dire che ancora una volta le fascette sono fuorvianti e anche studiate non troppo bene.La maggior parte di coloro i quali hanno deciso di leggere questo libro lo hanno fatto dopo essere stati incuriositi dalla trama: la storia sembrava promettere bene, chissà, forse "Garden" si sarebbe rivelato essere un bel libro. Tutte queste belle prospettive si sono infrante amaramente già dopo le prime pagine. Ciò che balza subito all'attenzione è lo stile usato dall'autrice, molto sintetico, caratterizzato da periodi brevi e dall'uso del tempo presente. Il paragone con "Hunger games" è inevitabile, credetemi, un po' perché l'editore ci ha fin da subito messo la pulce nell'orecchio, un po' perché è abbastanza palese che Emma Romero si sia rifatta allo stile della collega statunitense, fatto sta che l'autrice italiana ne esce sconfitta. Quello di "Garden" sembra essere la brutta copia del ben più affermato libro già citato: là dove la Collins riesce con la sua scrittura a far immedesimare il lettore nella protagonista e in ciò che le sta accadendo, magnetizzando l'attenzione, la Romero risulta essere superficiale e approssimativa.L'approssimazione è una delle caratteristiche di questo libro, tutto sembra essere una bozza, compresa la storia. Ci sono troppe cose che non vengono spiegate: perché le arti sono state proibite, qual è la struttura della società? Questi sono solo due dei tanti quesiti che nel corso della lettura mi hanno tormentata.Vengono fornite delle spiegazioni riguardo la storia del nuovo paese, per cercare di spiegare al lettori i motivi per i quali si è arrivati all'attuale situazione politico-amministrativa della penisola, tuttavia anche questa è troppo approssimativa, non vi è approfondimento, sembra essere stata messa lì solo perché l'autrice doveva farlo.Quello che si può fare è supporre, tutto qui.I personaggi sono freddi, piatti, mancano di introspezione e, spesso, di coerenza. Stessa cosa dicasi per i rapporti tra di loro. La stessa protagonista, Maite, mi ha non poco lasciata perplessa: tutto quello che vuole è poter cantare, tuttavia quando ne ha l'opportunità non vuole più farlo perché si sente obbligata. Il suo dilemma tra il cantare sul palco e fuggire con i suoi amici occupa almeno una decina di pagine, esasperando il lettore.Solo il finale, e con questo intendo le ultime righe, è apprezzabile poiché apre le porte a nuovi scenari e interrogativi. Al termine della lettura questo mi è parso un libro senza senso, più una bozza che una versione definitiva per la stampa e gli scaffali.Infine, devo affermare con amarezza che anche il lavoro di editing pare quasi nullo, ho notato così tante cose che sarebbero dovute essere messe a posto che ho finito per perdere il conto.Un libro con del potenziale non sfruttato.Una grande delusione.